Materie prime critiche, l’economia circolare al test delle risorse per la transizione “green”
Conosciute anche come Mpc, le Materie prime critiche sono classificate dalla Commissione Ue, che le indicizza in base alla loro rilevanza economica e ai rischi di approvvigionamento.
Sono i materiali non rinunciabili per la transizione verde e digitale, introdotta dal Green Deal europeo con il suo corredo di obiettivi di neutralità emissiva per combattere il cambiamento climatico. Litio, nichel, cobalto, manganese e grafite necessari per le batterie dei nostri personal computer, smartphone e monitor. Nel 2050 la Ue dovrebbe aver bisogno di una quantità di litio superiore fino a 60 volte rispetto a oggi per le energie rinnovabili e la mobilità elettrica. La richiesta aumenta mentre l’offerta scende a precipizio. Secondo l’ultimo rapporto del Word Mining Data, tra il 2000 e il 2020 in Europa è scesa del 33%. L’Europa ha reagito con il “Critical Raw Materials Act”, il piano strategico per un approvvigionamento europeo sicuro, diversificato ed economicamente accessibile e sostenibile di tali materiali, il quale prevede che rispetto alle Mpc consumate in Europa: almeno il 10% sia estratto da miniere europee; almeno il 40% lavorato in Europa e almeno i 15% derivi da riciclo. Infine, entro il 2030, ogni anno, ciascun materiale non potrà essere importato da paesi extra Ue per oltre il 65% del consumo annuale in Europa. Anche se questi obiettivi saranno raggiunti, non sarà comunque risolto il problema di un’Europa che, da sola, si espone ai suoi veti e ai suoi obiettivi di Green Deal nonostante il mondo sia dominato da “quell’immane processo, oggi interamente e tragicamente compiuto, che va sotto il nome di globalizzazione” (così M. Terzaghi ne “Il manuale del fosforo e dei fiammiferi”). Un approccio solitario alla perfezione a senso unico, una sfida impossibile da vincere che può produrre solo la desertificazione produttiva europea. Un processo che E. Fromm avrebbe definito “Fuga dalla libertà”, cioè il desiderio generato dalla responsabilità che la libertà comporta. Ma nella chimerica epifania dell’approvvigionamento europeo delle materie prime critiche, il Regolamento 2024/1252/Ue rappresenta parte dell’attuazione del “Critical Raw Materials Act” e stabilisce che nei Piani di gestione dei rifiuti da estrazione i gestori dovranno valutare il potenziale recupero di tali materie, e ne individua 34; di queste, 17 sono considerate “strategiche”, come, ad esempio, la grafite sintetica. Il relativo approvvigionamento dovrà arrivare per il 10% della produzione annua da attività estrattive e per il 40% da attività di trasformazione nell’Unione, mentre il riciclaggio dovrà coprire il 25% del fabbisogno. Inoltre, dovrà essere incrementato in maniera sostanziale il recupero delle materie prime presenti nei rifiuti. L’Allegato 1 al Regolamento elenca le materie prime strategiche e la metodologia per la loro selezione. L’Allegato 2, invece, indica le materie prime critiche e il calcolo dell’importanza economica e del rischio di approvvigionamento.
Il Dl 25 giugno 2024, n. 84 (legge 8 agosto 2024, n. 115) disciplina alcuni punti fondamentali del Regolamento 2024/1252/Ue e introduce procedure amministrative snelle per l’estrazione delle Mpc dalle miniere, il pagamento di diritti per le concessioni minerarie e un Comitato tecnico ministeriale per le materie prime critiche e strategiche che cura monitoraggio e coordinamento delle scorte. Alcuni lamentano l’assenza dell’economia circolare nel testo nazionale, dimenticando che la legge non è un recepimento del Regolamento 2024/1252/Ue e che tale Regolamento (di per sé obbligatorio ed efficace in tutti gli Stati membri) già contiene misure apposite di circolarità e di riciclo, rinviando alla direttiva 2008/98/Ce, attuata in Italia dal Dlgs 116/2020, novella del Dlgs 152/2006. Non solo: l’articolo 4 è dedicato ai progetti di riciclaggio purché, ovviamente, i rifiuti trattati siano materie prime critiche e strategiche. Circolarità della materia e quindi dell’economia, anche se la materia riposa in depositi chiusi e dismessi. Un sistema, quello delle materie prime critiche, che appare alla ricerca di suggestioni quasi simboliche: materiali, rifiuti, risorse, futuro.
Ma l’Europa ha dimenticato i suoi simboli e le sue storie e senza il suo passato non riesce a essere l’immagine vivente di una potenza che accoglie e trasforma l’immensa vastità del mondo.